Granelli di sabbia

Funziona proprio così, uno si fissa milioni e milioni di regole, si prepara time table da seguire, fa milioni di piani e progetti e poi in tutto quel complessissimo sistema di ingranaggi che si è creato, si intrufola per caso un minuscolo granello di sabbia che non fa bloccare tutto, magari si bloccasse tutto perché almeno così si avrebbe il tempo per fermarsi a riflettere e sistemare almeno un pochino le cose, no, quel granellino inceppa soltanto per un breve istante e poi riprende tutto a funzionare. Sì, ma non come prima, tutto zoppica un po’ ora, e a riprendersi in corsa ci vuole più del doppio del tempo.

E così finisce che davvero se non riesco a rispettare tutte le regole che mi pongo ogni giorno, tutti i programmi che fisso settimanalmente, se non porto a termine tutti i progetti che ho in mente, un granello entra di prepotenza anche nei miei di ingranaggi. E con tutto quello che c’è da fare, fermarsi non si può, ma riprendersi mentre si corre da una parte all’altra non va bene.
Penso si chiami ansia. Temo sia così.

Che poi alla fine a ben guardare è pure triste darsi tutte queste regole che servono fino ad un certo punto, perché dopo quel punto un po’ di irrazionalità e insana, ma sana pazzia, ci starebbe proprio bene. Ci vorrebbe anzi! Sarebbe anche d’aiuto. Chè tutte queste regole, tutti questi schemi, tutta questa rigidità a cui ci siamo abituati ma che in realtà non ci appartiene, non ci fa tanto bene. Quanto sarebbe bello vivere di spontaneità, non doversi porre milioni e milione di quesiti in un arco di tempo molto vicino alla frazione di secondo. E sì, perché prima di scendere dal tram, rispondere al telefono o ad una chat, salutare un amico, abbracciarne un altro, mica ho tutto questo tempo per riflettere sul fatto che sia o meno l’azione giusta del momento.

Che poi magari questa è solo una mia fissazione quella dell’azione giusta al momento giusto, quella che oddio, sbagliare, non si può. E io vorrei sapermene liberare ma non è semplice, ci ho provato. Ogni tanto ci riesco anche a ritrovare la mia spontaneità ma poi se ne rivà e tanti saluti. Di solito arriva quando dopo aver infilato le cuffiette ed aver premuto su riproduzione casuale inizia la canzone giusta, che non necessariamente è quella che vorrei sentire o meglio, è quella che vorrei sentire ma proprio in quel momento, e non corrisponde né alla hit che passano di continuo alla radio, né ad un tormentone super conosciuto. È solo la canzone che sta come me in quel momento. Una canzone felice se lo sono, una canzone triste se è così che sono, una canzone che urli al posto mio perché, in fin dei conti, probabile che qualcuno possa trarre conclusioni affrettate nel vedermi sbraitare in giro per uno qualsiasi dei milioni di parchi che ci sono qui. Meglio lo faccia qualcun altro per me allora!

E purtroppo nella peggiore delle ipotesi ci siamo abituati a strutturare anche le relazioni, anche le reazioni delle persone e la cosa che ne consegue sono aspettative che nella maggior parte dei casi vengono disattese. Perché è pur sempre vero che le persone non cambiano per nostra volontà o perché noi desideriamo certe attenzioni piuttosto che altre. Chè poi magari queste persone nemmeno lo sanno come stanno le cose in quel groviglio complicato che è la nostra testa. Forse però, qualche interesse a sapere come vanno le cose lì dentro ce lo avrebbero anche.

Granelli, sabbia, granelli di sabbia ovunque, spiagge intere in questa testa. Sarà che oggi è il primo giorno d’autunno e a me l’estate già manca da morire. E il tutto procede un po’ zoppicante perché procedere deve ma ha subito degli arresti momentanei con successivi avvii forzati che non hanno fatto altro che peggiorare la situazione. Perché accontentarsi sta bene ma non che vada bene. Perché ogni volta che ci accontentiamo moriamo un po’ dentro, e non si tratta di aspettative irrealizzabili perché in qualche parte del mondo si potrebbero pure realizzare quelle stesse aspettative, si tratta di aver il coraggio di non sedersi e di non appoggiarsi ad una parete un po’ ruvida che di comodo non ha niente, ma protegge quel che basta, ma non è quella la casa che cerchiamo. Si tratta di avere la forza di cercare il cambiamento e di provocarlo quando non arriva da solo perché se le cose non vanno è giusto rilanciare i dadi e concedere un’altra mano alla fortuna che tanto comunque, anche se non le fosse data di nostra sponte, se la prenderebbe autonomamente una seconda possibilità. È vero che fa paura, ne fa tanta, lasciare la vecchia parete che ci proteggeva da tutto quello che c’era là fuori, eppure solo una volta usciti allo scoperto e aver mosso qualche passo in avanti riusciamo a capire quanto quel muretto fosse mal concio e non fosse in realtà ciò di cui eravamo alla ricerca e ciò di cui avevamo bisogno soprattutto. Ci mancherà, è normale, perché ci ha protetto, magari per tanto tempo, ma è ora di andare perché di granelli di sabbia ce ne sono tanti e non possiamo permetterci un bastone nuovo che ci aiuti a non zoppicare per ognuno di loro. Molto meglio essere pronti a quando cadranno su di noi e non farsi cogliere alla sprovvista.

Stand By Me, Ben E King, 1961

Alessandra Favaro
@AleFevy

5 Comments Add yours

  1. erospea says:

    piaciuta molto l’immagine dei granelli di sabbia nella testa… rende molto il movimento dei pensieri…

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      1. erospea says:

        buon giornata, Dora 🙂 (il mio nome)

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  2. gialloesse says:

    E’ certamente inopportuno quel granello di sabbia nella tua vita, tuttavia, e non è certo riferito a te, non posso non ricordare che W SOMERSET MAUGHAM ha lasciato detto che il nostro dovere è di essere un granello di sabbia negli ingranaggi dello stato.
    Ciao, sono incantato dalla tua scrittura. Ma credo di averlo già detto.

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